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mercoledì 17 gennaio 2018

One Dollar 1884



Il dollaro Morgan, dal valore di un dollaro statunitense, fu coniato dal 1878 al 1904 e nel 1921 in varie zecche degli Stati Uniti.Fu il primo dollaro d'argento prodotto dai disegni della moneta precedente, il dollaro Seated Liberty, la cui produzione si fermò in seguito all'approvazione del Coinage Act del 1873, che fece terminare anche la coniazione gratuita delle monete in argento. Il nome dato alla moneta è quello del suo disegnatore, il capo coniatore George T. Morgan della United States Mint.
La coniazione della moneta è stata autorizzata in base al Bland–Allison Act del 1878. A seguito del passaggio della legge del 1873, a causa degli interessi minerari si fecero pressioni per il ripristino della libera coniazione affinché la zecca accettasse tutto l'argento datole e lo restituisse sotto forma di moneta. Il Bland–Allison Act fu comunque approvato e venne richiesto al Dipartimento del Tesorodi acquistare tra i due e i quattro milioni di dollari di argento, al valore di mercato, per poi coniarlo in monete ogni mese. Nel 1890 il Bland–Allison Act fu abrogato e rimpiazzato dal Sherman Silver Purchase Act, che richiedeva di comprare 4 500 000  (140 000 kg) di argento per la produzione annuale di argento. Ma l'atto venne abrogato nel 1893.
Nel 1898, il Congresso approvò un disegno di legge che richiedeva tutti i lingotti d'argento acquistati durante Sherman Silver Purchase Act in monete. Quando le riserve d'argento si esaurirono, nel 1904, la zecca nazionale interruppe la coniazione del dollaro Morgan. Il Pittman Act, ratificato nel 1918, autorizzò la fusione e la riconiazione di milioni di dollari d'argento. Ai sensi dell'atto, il dollaro Morgan poté essere coniata nell'anno 1921. Il disegno sarà rimpiazzato dal dollaro Peace.
Nei primi anni '60, una grande quantità di dollari Morgan non emessi fu ritrovato nelle riserve del Tesoro. Le monete cominciarono a essere vendute in base al valore intrinseco, cessando anche il rilascio di silver certificate per le monete. Negli anni '70, il Congresso indisse la vendita di un pacchetto di dollari Morgan coniati nella zecca di Carson City attraverso il General Services Administration.Nel 2006, il rovescio del dollaro Morgan fu usato come modello per alcuni disegni di una moneta d'argento commemorativa della zecca di San Francisco.


martedì 16 gennaio 2018

lunedì 15 gennaio 2018

Medaglia bicentenario scuola applicazione artiglieria e genio




GRANDE MEDAGLIA BRONZO BICENTENARIO SCUOLA APPLICAZIONE ARTIGLIERIA E GENIO 1734/1934 1939

NEL CENTRO RITRATTI DI VITTORIO EMANUELE III E VITTORIO AMEDEO
AL ROVESCIO : BICENTENARIO SCUOLA APPLICAZIONE ARTIGLIERIA E GENIO
DOCTRINAS. BELLO. APTARE
AL CENTRO PORTONE A RILIEVO
INCISORE ; E.L. AVDAGNA    ORIGINALE D'EPOCA 1939
AL DRITTO : TRA NODI SABAUDI ..MDCCXXXIX - MCMXXXIX
( 1739 - 1939 )





domenica 14 gennaio 2018

5 lire Napoleone 1809



Napoleone Bonaparte (Ajaccio, 15 agosto 1769 – Isola di Sant'Elena, 5 maggio 1821) è stato un politico e militare francese, fondatore del Primo Impero francese.
Ufficiale d'artiglieria e quindi generale durante la rivoluzione francese, divenne famoso come principale generale della Francia rivoluzionaria grazie alle vittorie ottenute nel corso della prima campagna d'Italia. Dopo il colpo di Stato del 18 brumaio (9 novembre 1799) assunse il potere in Francia: fu Primo Console dal novembre di quell'anno al 18 maggio 1804, e Imperatore dei francesi, con il nome di Napoleone I (Napoléon Ier) dal 2 dicembre 1804 al 14 aprile 1814 e nuovamente dal 20 marzo al 22 giugno 1815. Fu anche presidente della Repubblica Italiana dal 1802 al 1805, re d'Italia dal 1805 al 1814, «mediatore» della Confederazione svizzera dal 1803al 1813 e «protettore» della Confederazione del Reno dal 1806 al 1813.
Grande uomo di guerra, protagonista di oltre venti anni di campagne in Europa, Napoleone è stato considerato il più grande stratega della storia dallo storico militare Basil Liddell Hart, mentre lo storico Evgenij Tàrle non esita a definirlo "l'incomparabile maestro dell'arte della guerra" e "il più grande dei grandi". Grazie al suo sistema di alleanze e a una serie di brillanti vittorie contro le potenze europee, conquistò e governò larga parte dell'Europa continentale, esportando gli ideali rivoluzionari di rinnovamento sociale e arrivando a controllare numerosi Regni tramite persone a lui fedeli (Giuseppe Bonaparte in Spagna, Gioacchino Murat nel Regno di Napoli, Girolamo Bonaparte in Vestfalia, Jean-Baptiste Jules Bernadotte nel Regno di Svezia e Luigi Bonaparte nel Regno d'Olanda).
La sua riforma del sistema giuridico (confluita nel Codice Napoleonico), introdusse chiarezza e semplicità delle norme e pose le basi per la moderna giurisdizione civile.
La disastrosa campagna di Russia (1812), segnò il tramonto del suo dominio sull'Europa. Sconfitto nella battaglia di Lipsia dagli alleati europei nell'ottobre del 1813, Napoleone abdicò il 4 aprile 1814, e fu esiliato nell'isola d'Elba. Nel marzo del 1815, abbandonata furtivamente l'isola, sbarcò a Golfe Juan, vicino ad Antibes e rientrò a Parigi senza incontrare opposizione, riconquistando il potere per il periodo detto dei "cento giorni", finché non venne definitivamente sconfitto dalla settima coalizione nella battaglia di Waterloo, il 18 giugno 1815. Trascorse gli ultimi anni di vita in esilio all'isola di Sant'Elena, sotto il controllo dei britannici. Dopo la sua caduta il congresso di Vienna ristabilì in Europa i vecchi regni pre-napoleonici (Restaurazione).
Fu il primo regnante della dinastia dei Bonaparte. Sposò Giuseppina di Beauharnais nel 1796, e in seconde nozze l'arciduchessa Maria Luisa d'Austria, l'11 marzo 1810, dalla quale ebbe l'unico figlio legittimo, Napoleone Francesco, detto il re di Roma (1811-1832). La sua figura ha ispirato artisti, letterati, musicisti, politici, filosofi e storici, dall'Ottocento ai giorni nostri.

sabato 13 gennaio 2018

Cartolina di propaganda (Spazio Vitale) non viaggiata

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"L'Inghilterra ha sempre impedito che il popolo italiano godesse di un sufficiente spazio vitale, proporzionato all'aumento degli italiani. Per questo, dal 1870 al 1922 ben 17 milioni di italiani, non trovando in Patria i mezzi di vita, sono emigrati e non sono più ritornati".

Cartolina postale propagandistica d'epoca, originale, autentica, non viaggiata ma risalente al 1942 circa, della serie "Le ragioni della nostra guerra".

venerdì 12 gennaio 2018

Distintivo da occhiello del Partito Nazionale Fascista

articolo venduto
Il Partito Nazionale Fascista (PNF) è stato un partito politico italiano espressione del movimento fascista.
Nato nel 1921 dalla trasformazione in partito del movimento Fasci Italiani di Combattimento, guidò la cosiddetta rivoluzione delle camicie nere che portò, nell'autunno del 1922, Benito Mussolini a divenire presidente del Consiglio dei ministri.
Nel 1923 si fuse con l'Associazione Nazionalista Italiana e, tra la metà e la fine degli anni venti, diventò, prima de facto poi de iure, il partito unico del Regno d'Italia fino alla caduta del regime fascista, il 25 luglio del 1943.
L'organo ufficiale del partito era Il Popolo d'Italia, quotidiano fondato da Mussolini nel 1914. L'inno era Giovinezza, nella versione di Salvator Gotta del 1925, qualificato come Inno trionfale del Partito Nazionale Fascista. La legge 20 giugno 1952, n. 645 (cosiddetta legge Scelba) in attuazione della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione italiana vieta la ricostituzione del partito.

giovedì 11 gennaio 2018

Stemma in legno del Regno d' Italia

(oggetto venduto)
Lo stemma del Regno d'Italia è stato l'emblema ufficiale del Regno d'Italia. È essenzialmente formato da una croce sabauda (di rosso alla croce argento) a cui sono aggiunti ornamenti esteriori; fu normato per la prima volta con una deliberazione della Consulta araldica il 4 maggio 1870. In seguito venne modificato due volte, nel 1890 e nel 1929. Fu uno dei simboli patri italiani e venne sostituito nel 1946 dall'emblema della Repubblica Italiana.


La prima blasonatura dell'arma, che è avvenne dopo l'unità d'Italia, fu istituita con "deliberazione della Consulta araldica del Regno d'Italia con cui si determina quali debbano essere gli ornamenti esteriori dello stemma dello Stato" del 4 maggio 1870.
« La Consulta Araldica
Veduto l'articolo 24 del proprio regolamento;
Veduta la deliberazione con cui furono fissati gli ornamenti esteriori degli stemmi delle famiglie, delle province e dei comuni;
Veduti gli studi compiuti per cura dei Ministeri di Grazia e Giustizia, e di Agricoltura, Industria e Commercio circa lo stemma dello Stato;
Veduta la legge 21 aprile 1861, nº 1, che stabilisce l'intitolazione degli atti Sovrani;
Veduti gli articoli 2 della legge 23 giugno 1854, nº 1731, e 3 del decreto reale 30 giugno dello stesso anno;
delibera che lo stemma dello Stato debba d'ora in poi raffigurarsi nel modo seguente:
di rosso alla croce d'argento; lo scudo cimato da elmo Reale ornato di svolazzi d'oro e d'azzurro, coronato di corona Reale, sormontata da una croce trifogliata d'oro, attorniato dal Collare del Supremo Ordine della SS. Annunziata, movente dagli angoli superiori dello scudo; ed interiormente a questo Collare, dalla fascia della Gran Croce dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, più, entro questa fascia, dalle altre due delle Gran Croci degli Ordini, militare di Savoia e della Corona d'Italia, moventi, la prima dalla metà del fianco destro, l'altra dalla metà del fianco sinistro dello scudo, ciascuna colla gran croce rispettiva, pendente sotto lo scudo, a metà della distanza tra la punta ed il fianco laterale, e congiungentisi, le fasce, sotto la punta dello scudo stesso; dalla quale esce ancora la Croce dell'Ordine Civile di Savoia appesa al suo nastro, questo, attraversante sulle fasce degli ultimi due ordini, il tutto al naturale; sostenuto da due leoni al naturale, controrampanti, affrontati, colla testa volta all'infuori, appoggiati sopra due bastoncini d'oro, divergenti in fascia, a modo di svolazzi sottili, da un terzo della punta dello scuDo, essi leoni tenenti cadauno un guidone Reale Italiano, a lungo fusto, svolazzante all'infuori; il tutto attraversante sovra un manto di porpora sparso di rose, e di nodi di Savoia d'oro, appannato d'armellini, movente dall'elmo reale; l'intero stemma sotto un padiglione di velluto azzurro, soppannato di raso bianco frangiato d'oro, la frangia attaccata ad un gallone caricato di croci scorciate e di nodi di Savoia alternati; esso padiglione a colmo d'oro, sormontato da una stella d'argento, raggiante d'oro; la base del colmo accostata dalla sommità dei guidoni, fustati d'oro, tenuti dai leoni, e che sono interzati in palo di verde, di bianco e di rosso, il bianco caricato in cuore di uno scudetto di rosso alla croce bianca, bordato di un sottilissimo filetto di azzurro »
(Deliberazione della Consulta araldica del Regno d’Italia con cui si determina quali debbano essere gli ornamenti esteriori dello stemma dello Stato. 4 maggio 1870)
L'emblema venne normato nove anni dopo la nascita del nuovo Stato, che fu infatti proclamato il 17 marzo 1861. Lo stemma presentava due leoni rampanti d'oro quali sostegni dello scudo timbrato da un elmo coronato, intorno al quale erano presenti i collari dell'Ordine militare d'Italia, l'Ordine Civile di Savoia, l'Ordine della Corona d'Italia (creato il 2 febbraio 1868), l'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e dell'Ordine supremo della Santissima Annunziata (portante il motto FERT). I leoni impugnavano dei guidoni su cui era presente la bandiera italiana. Dall'elmo si dipartiva un manto regale sovrastato da un padiglione, sopra il quale era presente la Stella d'Italia raggiante e capovolta.
Vent'anni dopo, il 1º gennaio 1890, su impulso di Antonio Manno, commissario del re presso la Consulta araldica, gli stemmi personali della famiglia reale furono così modificati: gli ornamenti esteriori dello scudo vennero leggermente cambiati in modo tale da essere più simili a quelli del Regno di Sardegna, ovvero dell'organismo statale predecessore del Regno d'Italia. Il manto e le lance sparirono e la corona venne spostata dall'elmo al padiglione, che ora presentava delle rose e delle croci cucite. La Corona Ferrea, che venne posta al di sopra dell'elmo, aveva come cimiero una testa di leone alata, che insieme alla bandiera dei Savoia usata nell'esercito sardo sostituì la stella; nello stesso periodo la stella a cinque punte, sparita dallo stemma, verrà adottata nelle mostrine militari, le cosiddette "stellette".
Il 27 novembre 1890 il presidente del consiglio Francesco Crispi, con l'intento - proclamato nel preambolo - di «regolare secondo le tradizioni storiche e nazionali» la questione del simbolo nazionale, sottopose alla firma del re un ulteriore decreto, il nº 7282 serie 3, accompagnato da apposita relazione, che avrebbe regolato i particolari della foggia e dell'uso dello stemma di Stato. Questa seconda versione di stemma rimarrà in uso per i successivi 56 anni ed è tuttora utilizzato come arma dinastica dal capo di casa Savoia. Gli stemmi della famiglia reale vennero dunque regolati dal regio decreto nº 7282 del 27 novembre 1890, mentre gli stemmi dello Stato e delle amministrazioni governative furono normati dal regio decreto del 27 novembre 1890:
« 
Art. 1
Il grande stemma dello Stato è formato da uno scudo di rosso alla croce d'argento; cimato dall'elmo reale colla Corona di ferro; sostenuto da due leoni; o d'oro od al naturale; attorniato dalle grandi insegne degli ordini equestri italiani; posto sotto un padiglione regio sormontato dalla corona reale ed accollato al fusto del gonfalone d'Italia che ha l'aquila d'oro coronata, sulla punta, in cravatta azzurra e lo stendardo nazionale bifido e svolazzante.
Art. 2
Il piccolo stemma dello Stato è formato da uno scudo di rosso alla croce d'argento, attorniato dal collare dell'Ordine supremo, col manto e colla corona reale.
Art. 3
Nel piccolo stemma dello Stato si possono aggiungere i sostegni, o l'elmo colla corona di ferro, o le bandiere nazionali, oppure togliervi il manto. »
(Regio decreto nº 7282, serie 3, del 27 novembre 1890)
Benito Mussolini, dopo aver proclamato, il 12 dicembre 1926, il fascio littorio quale "emblema di Stato", il 27 marzo 1927 lo affiancò allo stemma già esistente mentre due anni dopo, l'11 aprile 1929, i due simboli vennero fusi a formare la terza e ultima versione dello stemma del Regno d'Italia, sostituendo i leoni con due fasci grazie all'approvazione del regio decreto nº 504 dell'11 aprile 1929 VII:
« 
Art. 1
Il grande stemma dello Stato è formato dello scudo di Savoia, di rosso alla croce di argento, sormontato da un elmo reale d'oro completamente aperto, damascato, foderato di rosso e posto in maestà, ornato di un cercine e di svolazzi d'oro e di azzurro, cimato con la corona di ferro. Sostegni: due fasci littori addossati con l'ascia all'infuori, legati con strisce di cuoio intrecciate e formanti due nodi di Savoia. Lo scudo fregiato con la grande collana dell'ordine supremo della SS. Annunziata, con le grandi fasce delle grandi croci degli ordini reali del SS. Maurizio e Lazzaro, militare di Savoia e della Corona d'Italia e con nastro e croce del merito civile di Savoia; la grande fascia dell'ordine Mauriziano annodata da quattro cifre reali d'oro e caricata del motto: «FERT», tre volte ripetuto. Il tutto posto sotto un padiglione di porpora bardato d'un gallone e frangiato d'oro, soppannato d'ermellino, col colmo di tela di argento ricamato a lingue di fuoco d'oro moventi dal lembo superiore e a fiamme alternate d'oro e di rosso nella parte inferiore, con un drappellone, intagliato a forma di vaii, di velluto azzurro, gallonato e con fiocchi d'oro; questo padiglione cimato della corona reale.
Art. 2
Il piccolo stemma dello Stato è formato di uno scudo di rosso alla croce di argento, cimato da corona reale, dalla quale escono lateralmente due nastri al nodo di Savoia; il tutto accollato al collare dell'ordine della SS. Annunziata e sostenuto da due fasci littori, con l'ascia all'esterno al naturale. Il tutto accompagnato in punta da una lista accartocciata con il motto: «FERT» in oro, ripetuto tre volte.
Art. 3
Le varie foggie di questi stemmi sono effigiate nelle tavole unite al presente decreto, le quali saranno firmate d'ordine nostro, dal capo del governo, primo Ministro segretario di Stato. La corona reale è quella prescitta dagli artt. 43 e 45 del regio decreto 1º gennaio 1890 sopra i titoli e stemmi della famiglia reale. »
(Regio decreto nº 504 dell'11 aprile 1929)
Dopo le dimissioni e l'arresto di Mussolini venne reintrodotta, a partire dal 20 ottobre 1944, lo stemma del 1890; esso rimase in vigore due anni, fino alla sua sostituzione con il nuovo emblema della Repubblica Italiana, conseguenza del mutamento istituzionale del 2 giugno 1946.

mercoledì 10 gennaio 2018

Icone russa del 1900

      
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L'antica Icona è, solo in ultima analisi, anche una straordinaria opera d'arte ma è innanzitutto un'altra cosa: la traduzione in immagine della Parola scritta o tramandata.

La "vera" icona è solo antica e taumaturgica pertanto essa è rappresentativa e non semplicemente raffigurativa dell'evento che descrive. Un grave errore che spesso si commette è quello di approciarsi a lei con lo stesso occhio che siamo soliti usare per leggere l'arte che conosciamo.

Per poterla apprezzare pienamente è necessario porsi di fronte ad essa con la consapevolezza che bisogna andare oltre e "leggerla"più approfonditamente, solo così si può coglierne il profondo significato e fruire della sua inusuale bellezza.

L'icona russa è una delle più grandi manifestazioni dell'arte mondiale e la sua riscoperta è senza dubbio la più sensazionale rivelazione in campo artistico del XX secolo.
Quest'arte, che ha conservato tutta la sua energia interiore, rappresenta un fenomeno unico nella storia della pittura. Costretti a scegliere i loro soggetti in un campo limitato, anche se molto vasto, gli antichi iconografi ci hanno lasciato preziose opere di una bellezza tutta penetrata di un profondo significato.
Le osservazioni relative al carattere artisticamente insolito delle raffigurazioni iconografiche nascono dall'incomprensione dei fondamenti stessi dell'icona: le icone sono "libri scritti non con lettere dell'alfabeto ma raffiguranti persone ed avvenimenti". Queste raffigurazioni non sono realistiche ma simboliche, in quanto memoria delle grandi imprese di Dio e dei suoi santi; esse raccontano le supreme verità della fede cristiana e fissano questi avvenimenti nel loro senso e significato sovratemporale.
Tutte le antiche icone sono taumaturgiche (miracolose) perché venivano dipinte nella preghiera, secondo le regole della Chiesa, rispettando la tradizione riconosciuta e non l'arbitrio individuale, anche se l'individualità dell'artista, intesa come originalità di maniera pittorica e grado di straordinaria maestria artistica, si riflettono nell'opera. Un'immagine destinata ad essere venerata non può essere concepita nello stesso modo di un quadro il cui fine è quello di procurare un piacere estetico. Unito al profondo valore religioso, le antiche icone riflettono le sofferenze e le gesta di un popolo, legate a specifici fenomeni e avvenimenti storici, rivelandone il mondo interiore, la purezza e la nobiltà d'animo.

sabato 6 gennaio 2018

Cartolina impiccagione di Fabio Filzi

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Patriota irredentista (Pisino 1884 - Trento 1916); arruolato come semplice soldato nell'esercito austriaco allo scoppio della prima guerra mondiale, fuggì in Italia e partecipò attivamente alle manifestazioni interventiste. Sottotenente volontario degli Alpini, il 10 luglio 1916 fu fatto prigioniero dagli Austriaci con Cesare Battisti, e ne condivise la sorte. Medaglia d'oro alla memoria.

venerdì 5 gennaio 2018

Piastra 120 Grana del 2° tipo di Ferdinando II di Borbone




Ferdinando Carlo Maria di Borbone (Palermo, 12 gennaio 1810 – Caserta, 22 maggio 1859) è stato re del Regno delle Due Siciliedall'8 novembre 1830 al 22 maggio 1859.
Succedette al padre Francesco I in giovanissima età, e fu autore di un radicale processo di risanamento delle finanze del Regno. Sotto il suo dominio, il Regno delle Due Sicilie conobbe una serie di riforme burocratiche e innovazioni in campo tecnologico, come la costruzione della Ferrovia Napoli-Portici, la prima in Italia, e di impianti industriali avanzati, quali le Officine di Pietrarsa. Diede inoltre un grande impulso alla creazione di una Marina Militare e mercantile, attraverso le quali aumentò il livello degli scambi con l'estero.
A causa però del suo temperamento conservatore e del perdurante contrasto con la borghesia liberale, che culminò nei moti rivoluzionari del 1848, il suo regno, dopo un breve esperimento costituzionale, fu segnato fino al termine della sua carica da una progressiva stretta in senso assolutista, che lo portò ad accentrare fortemente su di sé il peso dello Stato, oltre ad attuare una politica economica parsimoniosa e paternalista che lasciò il reame, negli ultimi anni, in una fase statica. Alla sua morte, il Regno delle Due Sicilie passò al figlio Francesco II, che lo avrebbe perso in seguito alla Spedizione dei Mille e l'intervento piemontese.
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